Dati e previsioni, a circa un mese dall’inizio del lockdown che ha chiuso l’Italia, sono materia sensibile. Quasi volatile. Soprattutto per l’industria del travel retail. Per questo ATRI si è fatta promotrice di una serie di webinar per condividere e far emergere quesiti e best practice utili ad affrontare la crisi dovuta al Coronavirus.
Il primo appuntamento, tenutosi online sulla piattaforma Zoom in due diverse sessioni (il 6 e 8 aprile), dal titolo Covid-19: pensieri e sfide per il “post pandemia”, ha visto la forte partecipazione di una sessantina di associati ATRI. Dopo l’introduzione del presidente Stefano Gardini, a guidare la sessione di approfondimento è stato il prof. David Jarach, fondatore e presidente della società di consulenza diciottofebbraio specializzata nei settori aviation, aerospace&defence, business travel e travel retail.
I temi: dati volatili
Nella prima parte del webinar, Jarach ha esposto i temi che stanno caratterizzando questo particolare momento dell’industria travel retail. Al primo punto, la questione dei dati espressa nella formula “la dittatura del Pil”. In un contesto in piena evoluzione, infatti, prodursi in previsioni e analisi granitiche rischia di portare fuori strada chi cerca una soluzione al calo delle performance e dei fatturati dovuti alla sospensione o forte limitazione delle attività. Un esempio, in questo senso, viene dalle stime presentate da diversi analisti proprio relativamente alla contrazione del Pil. Un dato che fluttua a seconda dell’angolatura interpretativa fra il -6 e il -11% e rischia di allontanare le vere questioni sul tavolo: «Il ragionamento dovrebbe concentrarsi su quanto durerà la crisi, come si risponderà alle diverse criticità e assieme a chi si deciderà di farlo. In questo senso, l’UE riuscirà a dare concretezza alla natura solidaristica con cui è stata creata?», ha affermato Jarach.
I temi: la convivenza col virus
L’altro grande tema riguarda la convivenza con il virus: «Se si pensa che per sconfiggere il morbillo, non considerarlo più una minaccia e tenerlo sotto controllo ci sono voluti 300 anni allora dobbiamo mettere in atto strategie che funzionino a stretto giro». Un esempio? «La questione dei posti prenotabili a bordo di un mezzo di trasporto deve tener conto delle necessità di distanziamento con un impatto sui volumi di passeggeri trasportati, la frequenza dei movimenti e il ricorso a certi tipi di velivoli piuttosto che altri», ha risposto Jarach. Dettagli che caratterizzeranno l’offerta di trasporto aereo e, quindi, il profilo del passeggero e del cliente travel retail: «Probabilmente ci sarà una maggiore resistenza alla spesa al fine di conservare liquidità da utilizzare in caso di emergenza. Un’attitudine da intercettare con una nuova proposta commerciale: prezzi più bassi, prodotti grab&go, sistemi di pagamento digitali e basati sul modello delle subscription, lusso accessibile e reingegnerizzazione dei flussi; soprattuto walkthrough».
I temi: aerolinee e retail
Andando più in profondità sui due canali di interesse, Jarach ha tentato di mettere in ordine i trend emergenti in fatto di vettori e business travel retail aeroportuale. Per quanto riguarda le aerolinee, la prima evidenza, di cui l’Italia è capofila, riguarda la rinascita delle compagnie di bandiera – come Alitalia: «Ci sono esigenze nazionali, come i rescue flight o i voli cargo per il rifornimento di materiale sanitario, che necessitano di mezzi disponibili», ha sottolineato Jarach. Poi c’è il modello low cost che, muovendosi su un filo sottile fra costi e ricavi, potrebbero decidere di rivedere il proprio network di rotte riducendo sia la flotta che il raggio d’azione. Passando al travel retail aeroportuale, invece, che copre circa il 60% dell’intero volumi d’affari generato dal commercio al dettaglio nei luoghi di viaggio, Jarach ha evidenziato due aspetti da considerare: «Il primo riguarda la sostenibilità di alcuni piccoli aeroporti all’interno di un quadro nazionale frammentato che, proprio di fronte all’emergenza Coronavirus, accelera la propria razionalizzazione»; con eventuali chiusure degli scali meno profittevoli. Il secondo aspetto riguarda il ripensamento del format attualmente utilizzato dall’infrastruttura aeroportuale come base commerciale, ossia le modalità per garantire un servizio di vendita in linea con gli standard pre-crisi anche se «diversamente da come eravamo abituati, in questo caso il canale aeroportuale seguirà altre esperienze piuttosto che dettarle, anticiparle e fare da apripista», ha commentato Jarach. L’ampia discussione, lo spessore delle testimonianze che hanno caratterizzato le due sessioni da parte di tutti gli associati, indurranno molto probabilmente ATRI a rinnovare la fortunata esperimento