Nel panorama delle web conference, quelle organizzate da Global Blue rappresentano un appuntamento fisso ogni giovedì. E per l’appuntamento del 21, dedicato al settore aeroportuale, ATRI è stata protagonista attraverso il proprio presidente Stefano Gardini.
A dialogare sui possibili sviluppi del travel retail aeroportuale, Global Blue ha ospitato il presidente ATRI Stefano Gardini (che ha portato anche la sua esperienza come direttore business non-aviation all’aeroporto di Bologna) e Raffaele Pasquini, head of airport marketing development di Aeroporti di Roma.
Il dibattito
A moderare il dibattito, Antonella Bertossi, partner relationship & marketing manager di Global Blue Italia, che ha introdotto il tema portante: quale sarà il futuro del business travel retail aeroportuale? «Per rispondere – ha premesso Gardini – bisogna ricordare alcuni numeri: se il Pil globale scenderà del 5,7% con una contrazione quattro volte peggiore della crisi finanziaria del 2008-11 e un recupero nel 2021-22, il traffico aeroportuale impiegherà quattro anni in più per tornare ai livelli pre-crisi». E i motivi sono già chiari: da un lato gli impatti e le conseguenze sul mercato cinese, dall’altro la difficoltà di numerose compagnie aeree. Nel mezzo, la sofferenza del network aeroportuale: «Nel Q1 2020, il calo dell’industry aeronautica e aeroportuale è stato del 78% in Italia andando a colpire un settore che negli ultimi 20 anni ha messo a segno una forte crescita nonostante i costi fissi a cui deve far fronte», ha affermato Gardini. Riprendere quota, quindi, non sarà semplice e implica un ripensamento dell’intero business che passi, innanzitutto, dalla questione sanitaria: «L’health inizia già a delinearsi come un forte strumento di marketing per riportare le persone a bordo degli aerei e quindi in aeroporto. Ma questo non basta: bisogna fare sistema a più livelli in un’ottica win-win», ha concluso Gardini. Una missione a cui è dedicata ATRI, che raccoglie al suo interno operatori diversi tutti attivi nell’ambito travel retail. Un settore che, a livello europeo, è secondo solo alla Cina e che ora deve fare i conti con gli effetti del coronavirus: «Dopo l’azzeramento dei passeggeri nei mesi scorsi, da da giugno-luglio torneranno in pochissimo torneranno a volare e ci si aspetta che non dedicheranno il proprio dwell time agli acquisti o alla permanenza nei grandi hub: confidenza e mindset del passeggero sono i due aspetti su cui lavorare. Nel frattempo verrà meno un’importante voce d’entrata per le società di gestione aeroportuale». A pesare saranno anche le regole di imbarco: «Il social distancing è l’esatto opposto del modello di business adottato da molti vettori aerei, sopratutto quelli low cost. Per questo è importante che le varie istituzioni del mondo aeronautico e aeroportuale facciano pressioni per ottenere delle linee guida comuni», ha ricordato Pasquini. Nel frattempo, a mantenere la sicurezza a terra ci pensano gli operatori aeroportuali: «Uno dei primi problemi che abbiamo affrontato – ha raccontato Pasquini – è stato l’approvvigionamento dei termoscanner. Una situazione che ha velocizzato l’adozione di strumenti di screening su gruppi di persone. In generale, comunque, l’esperienza dell’aeroporto è cambiata: entra solo chi ha un titolo di viaggio, niente accompagnatori e una continua informazione sulle tematiche legate alla sicurezza personale».